Problemi frequenti
Ecco alcune delle problematiche più frequenti che i miei clienti vivevamo prima di iniziare il loro percorso di organizzazione
Ti sembra che in azienda si lavori tanto, ma alla fine nessuno sappia esattamente su cosa? Ogni giorno è una rincorsa, ci si pesta i piedi o, peggio, si dimenticano cose importanti. La sensazione di lavorare in modo disordinato genera frustrazione e stress, sia in chi gestisce che in chi esegue.
Eppure, molti si rassegnano, dicendo “ormai è sempre stato così” oppure “non abbiamo tempo per metterci mano”.
Ma continuare a operare senza metodo porta a inefficienze che drenano tempo, soldi ed energia.
Il clima interno è teso, la comunicazione è spesso passivo-aggressiva, i malumori si sentono anche quando non si dicono. Il team non è una squadra, ma un insieme di individui che convivono.
Questo crea insicurezza, aumenta il turnover e peggiora il servizio al cliente.
Spesso si pensa che “sia una questione di persone”, ma la verità è che il clima si costruisce (o si rovina) anche con i processi e con la cultura interna.
Ci sono clienti che sembrano strategici, ma ti assorbono tempo, energie e risorse. Spesso lo capisci troppo tardi, quando è già difficile tornare indietro.
Il problema è non avere dati chiari su quanto ogni cliente incide realmente sulla redditività.
La paura di perdere lavoro ti fa dire “sì” a tutto, anche se dentro senti che non quadra.
Sai che le giornate si riempiono, ma a fine settimana ti chiedi dove sia finito il tempo. Riunioni inutili, scambi infiniti di email, attività doppie o mal gestite: le ore evaporano.
Ti senti sempre affannato, eppure mai davvero efficace.
Spesso la soluzione sembra “correre di più”... ma non è correndo che si recupera tempo, è organizzandolo meglio.
Non è chiaro chi deve fare cosa. Le attività si rimbalzano, oppure restano sospese. Chi è responsabile? Boh. Tutti e nessuno.
Questo genera senso di disorientamento, calo di responsabilità e infiniti “pensavo lo facesse lui”.
Eppure molti temono che “formalizzare i ruoli possa irrigidire”. In realtà, li chiarisce.
Ogni persona ha il suo modo di fare, e finché tutto va bene, va bene. Ma quando qualcosa si inceppa, parte il “eh ma io pensavo che...”.
Senza procedure condivise, la qualità è variabile e gli errori aumentano.
C’è chi teme che “mettere regole blocchi la flessibilità”, ma è l’esatto contrario: la flessibilità vera si ha solo quando c’è una base solida e delle regole di partenza su cui "giocare".
Ti accorgi che le persone sono stanche, spente. Fanno il minimo sindacale, non propongono, non brillano più. Eppure “non gli manca niente”.
Ma forse manca qualcosa di più profondo: riconoscimento, ascolto, fiducia.
Molti pensano che “il welfare sia roba da grandi aziende”... ma il benessere è trasversale, e parte da piccoli gesti strutturati.
Se non ci sei tu, si ferma tutto. Nessuno prende decisioni, nessuno sa bene cosa fare. Sei diventato il collo di bottiglia del tuo stesso progetto. Sai che così non può funzionare, ma temi che “delegare sia rischioso” o che “nessuno lo farà come te”.
Ma restare incastrato in tutto non è sostenibile.
Sai che ci sono cose che dovrebbero partire, ma non partono mai. Progetti, idee, attività che restano sempre in fondo alla lista. Nessuno se ne occupa davvero.
Questo genera un senso costante di incompiutezza e mancanza di visione.
“Non abbiamo abbastanza persone” è la risposta tipica. Ma spesso è un tema di organizzazione, non di organico.
👉 Assegna responsabilità e presidia tutto con una struttura efficiente
Alcuni collaboratori sono oberati, altri hanno spazi vuoti. Ma non hai dati per capirlo.
Tutto si basa sulla percezione. E la percezione spesso inganna.
“Ci arrangiamo, basta che si faccia tutto” non è una strategia. È sopravvivenza!
Ogni giorno si decide sul momento. I piani saltano, le urgenze dominano. “Tanto poi vediamo”, ma poi non si vede mai.
Pianificare non è un lusso, è una leva. Ma molti pensano che “non abbiamo tempo per farlo”.
È proprio lì l’errore!
Ogni scadenza è una corsa. Ogni cliente diventa una priorità improvvisa. Il lavoro “vero” resta indietro. Si vive in apnea. Ma chi lavora sempre in emergenza non cresce, si esaurisce.
“Siamo fatti così” è una frase che giustifica la fatica cronica.
👉 Organizza i flussi e riduci le urgenze con una struttura solida
Sai che non stai guadagnando abbastanza, ma hai paura che basti un euro in più per farti mollare. Non riesci a difendere il tuo valore, e allora sconti, tagli, fai “un favore”. Ma è una spirale. “Il cliente non capirebbe” è l’obiezione tipica.
Eppure, capisce molto più di quanto pensi... se sai spiegarglielo.
Hai acquistato software, CRM, piattaforme... ma restano lì. I collaboratori li usano a metà, o li ignorano. “Non servono”, dicono.
Ma il problema non è lo strumento: è il metodo con cui è stato introdotto.
👉 Fai funzionare davvero gli strumenti con una digitalizzazione guidata
Il CRM ti attira, ma ti blocchi davanti a mille opzioni. Hai paura di scegliere male, o di implementarlo in modo sbagliato.
Intanto, continui con i fogli Excel.
“Ne parliamo più avanti” è la classica frase che rimanda un’opportunità.
Ogni realtà ha le sue sfide. Se il tuo problema non è tra questi, non significa che non esista una soluzione.
Anzi, spesso i bisogni più urgenti sono proprio quelli che non si riesce a nominare.
👉 Raccontami come lavorate e troviamo insieme la direzione giusta