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Intelligenza Artificiale e il paradosso delle competenze.

Come possiamo usarla se non sappiamo nemmeno fare una somma in Excel?


Tutti parlano di Intelligenza Artificiale, è il nuovo mantra del progresso, il motore dell’innovazione, la chiave del futuro. Le imprese la cercano, i professionisti la temono, gli esperti la esaltano e i media la dipingono come una rivoluzione inevitabile. Eppure, dietro l’entusiasmo e la paura, c’è una realtà che pochi vogliono vedere: la maggior parte delle aziende non è affatto pronta per l’Intelligenza Artificiale.

Non si tratta di una questione tecnologica, ma di una questione umana, perché il vero problema non è la capacità dell’IA di elaborare dati, di scrivere testi o di automatizzare processi, il vero problema è che ancora oggi, in troppe micro, piccole e medie imprese, i lavoratori non hanno le competenze informatiche di base per utilizzare strumenti ben più semplici dell’Intelligenza Artificiale. E spesso neanche gli imprenditori le hanno e si rendono conto di questo gap.

E allora viene spontaneo chiedersi “se in molte aziende ci sono ancora persone che non sanno usare il classico foglio di Excel, come possiamo parlare seriamente di Intelligenza Artificiale?”

C’è un errore di fondo nel modo in cui viene percepita la trasformazione digitale. Molti imprenditori vedono la tecnologia come un interruttore da accendere: oggi si lavora in modo tradizionale, domani si installa un software innovativo e improvvisamente l’azienda diventa moderna.

Ma la realtà è ben diversa.

L’innovazione non è un oggetto che si compra, è un processo che si costruisce, e senza le competenze giuste, qualsiasi tecnologia diventa inutile, quando non addirittura dannosa.

Ci sono aziende che investono migliaia di euro in strumenti avanzati, CRM evoluti, software gestionali complessi e poi si ritrovano con dipendenti che continuano a stampare le e-mail per archiviarle in faldoni cartacei. Non è colpa dei lavoratori; se per anni si è lavorato in un certo modo, non si può pretendere che, dall’oggi al domani, tutti siano in grado di padroneggiare nuovi strumenti senza formazione, senza supporto, senza un piano di transizione graduale.

Il problema è che il mercato non aspetta. Mentre molte imprese faticano ad adattarsi al presente, il futuro continua a correre avanti. E in questa corsa sfrenata, il divario tra chi è pronto e chi resta indietro si fa sempre più ampio.

A questo punto la domanda fatidica è “Intelligenza Artificiale, opportunità o rischio?”

L’Intelligenza Artificiale è senza dubbio una delle più grandi opportunità della nostra epoca. Può automatizzare compiti ripetitivi, migliorare l’efficienza, fornire analisi predittive e persino supportare la creatività. Ma tutto questo a una condizione fondamentale: deve essere usata consapevolmente.

L’IA non è magia. Non basta implementarla per vedere risultati, serve comprensione, formazione e una strategia chiara.

Eppure, molte aziende vedono l’IA come la soluzione a tutti i problemi, senza rendersi conto che, se manca la cultura digitale di base, qualsiasi tecnologia avanzata diventa un’arma a doppio taglio.

Ci sono imprenditori che chiedono come integrare l’IA nei loro processi, ma poi faticano a capire come condividere un file su Google Drive. Ci sono studi professionali che vogliono adottare chatbot intelligenti per il servizio clienti, ma che ancora gestiscono le prenotazioni su un’agenda cartacea. È questo il vero problema.

Non è l’Intelligenza Artificiale a mettere in difficoltà le aziende. È la velocità con cui la tecnologia avanza, lasciando indietro persone e competenze.

E quando un’innovazione viene introdotta troppo in fretta, senza preparazione, senza formazione, senza una fase di adattamento, il risultato è quasi sempre lo stesso: resistenza al cambiamento.

E questa resistenza non è irrazionale, è una reazione naturale alla paura dell’incertezza. Quando le persone si sentono impreparate, quando vedono il proprio lavoro minacciato da qualcosa che non comprendono, tendono a chiudersi, a opporsi, a rifiutare la novità.

Ed è qui che molte aziende falliscono, non nel tentativo di innovare, ma nel modo in cui gestiscono l’innovazione.


Si parla tanto di digitalizzazione, di Intelligenza Artificiale, di automazione, ma si parla troppo poco di educazione digitale. Eppure, senza formazione, senza un percorso di accompagnamento, qualsiasi trasformazione diventa un trauma.


La buona notizia è che il cambiamento si può gestire, e la chiave è l’educazione digitale.

Le aziende non devono semplicemente adottare nuove tecnologie, devono creare un percorso di crescita per il loro personale.

L’innovazione non può essere un evento, deve essere un processo, e deve essere graduale: ogni nuova tecnologia, prima di essere implementata, deve essere compresa, ogni strumento digitale deve essere accompagnato da una formazione adeguata.

Significa partire dalle basi:

  • prima di parlare di Intelligenza Artificiale, bisogna assicurarsi che tutti sappiano usare correttamente gli strumenti digitali di base;
  • prima di integrare un nuovo software, bisogna capire come si adatta ai processi aziendali esistenti;
  • prima di chiedere efficienza tecnologica, bisogna creare una cultura aziendale che favorisca l’apprendimento continuo.

Questo approccio non solo evita la resistenza al cambiamento, ma crea anche un ambiente di lavoro più sano, in cui le persone si sentono supportate, coinvolte e parte attiva dell’innovazione.

Il futuro non aspetta, ma l’approccio giusto fa la differenza!

La tecnologia continuerà a evolversi, con o senza di noi e l’Intelligenza Artificiale è solo l’inizio di un cambiamento che nei prossimi anni rivoluzionerà il modo in cui lavoriamo, comunichiamo e facciamo impresa.

Ma la vera domanda è: le aziende saranno pronte?

Perché il punto non è se adottare o meno l’IA, piuttosto come farlo nel modo giusto senza correre troppo, senza lasciare indietro nessuno, senza trasformare l’innovazione in un ostacolo invece che in un’opportunità.

Forse è arrivato il momento di smettere di rincorrere l’ultima novità tecnologica e iniziare a costruire una base solida di competenze. Perché l’Intelligenza Artificiale sarà anche il futuro, ma senza una cultura digitale adeguata, rischia di essere un futuro che solo pochi sapranno davvero sfruttare.


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Roberto Giarratana Consulente Organizzativo
Roberto Giarratana

Consulente organizzativo & CRM expert
Creatore del Metodo IOP© 


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