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Delegare: il coraggio di “lasciare andare” per far crescere l'impresa


Delegare, dal latino delegare, significa letteralmente "inviare da" o "affidare a". Il dizionario ne dà due definizioni principali: "investire qualcuno di un potere o di una funzione" e "affidare ad altri l’esecuzione di qualcosa". Apparentemente semplice, quasi burocratico. Eppure, dietro questo verbo così comune, si nasconde una delle sfide più grandi per chi guida una micro o piccola impresa, uno studio professionale o un’attività individuale: imparare a lasciare andare il controllo per poter crescere davvero.

In Italia, il tessuto imprenditoriale è composto in larga parte da realtà piccole e piccolissime. Persone che si fanno da sé, spesso con poche risorse, tanta forza di volontà e un carico quotidiano enorme sulle spalle. In questo contesto, delegare sembra davvero difficile: “Chi vuoi che lo faccia meglio di me?” o “Non ho tempo di spiegare, faccio prima da solo” sono frasi che rimbombano in uffici, studi e botteghe o nella testa del titolare. Eppure, è proprio in questi ambienti che la delega può rappresentare il salto di qualità più importante.

Perché la verità è semplice quanto scomoda: nessuno ha giornate da 37 ore. Il tempo è il bene più democratico e implacabile che esista. Lo hanno compreso i grandi manager, lo praticano da sempre le aziende strutturate, ma in fondo, anche in una piccola impresa o studio professionale, vale lo stesso principio: se vuoi crescere, devi smettere di pensare di poter fare tutto da solo.

Naturalmente, tutto parte da un presupposto fondamentale: avere il team giusto. Delegare è impossibile se prima non si è investito nel costruire una squadra solida, affidabile, competente. Troppo spesso, però, si vedono titolari che assumono la persona più “economica” o quella che si accontenta, o peggio ancora chi è semplicemente disponibile. Si dimentica che pagare poco costa caro: costa in tempo perso, in errori, in frustrazione, in clienti insoddisfatti, costa in energia emotiva, in rincorse, in stress. E alla fine, spesso, costa in separazioni perché una delle due parti (titolare o collaboratore) prima o poi si stancherà e mollerà l’altro.

Una buona delega parte dalla scelta giusta delle persone. Non le più economiche, ma le più adatte. Quelle che non solo sanno fare, ma vogliono fare, e sono motivate a crescere. Quando si costruisce un team del genere, delegare diventa un gesto naturale: è un atto di fiducia, non un obbligo. È un passaggio di responsabilità, non un abbandono, ma soprattutto è il segno evidente di una leadership matura.

Eppure, delegare davvero non significa solo passare la palla. Significa scegliere a chi affidarla, quando e con quali regole del gioco. Implica metodo, strategia, preparazione. Ecco perché, anche nelle realtà più piccole, la delega deve essere strutturata e non improvvisata. Ecco le fasi chiave:

1. Definizione del compito

Identificare chiaramente l'attività da delegare: non si può delegare qualcosa che non si è in grado di spiegare. Serve chiarezza, obiettivi misurabili, risultati attesi.

2. Scelta della persona giusta

Selezionare chi ha le competenze e l’attitudine giusta: ogni persona ha un potenziale specifico. Delegare vuol dire riconoscerlo e valorizzarlo.

3. Condivisione delle aspettative

Allineare obiettivi, tempi, modalità: è il momento della chiarezza, delle istruzioni, ma anche della disponibilità al confronto.

4. Monitoraggio e supporto

Non abbandonare, ma accompagnare: delega non è deresponsabilizzazione. È affiancamento, è follow-up, è feedback.

5. Valutazione del risultato

Verificare il lavoro svolto: misurare gli esiti, correggere eventuali scostamenti, riconoscere i meriti.

Quando queste fasi sono rispettate, la delega non solo funziona, ma diventa una delle leve più potenti per aumentare l’efficienza di una struttura. Perché permette di redistribuire il carico, di valorizzare le persone, di liberare tempo e testa al titolare per fare ciò che nessun altro può fare al suo posto: pensare alla strategia, all’innovazione, alla direzione dell’impresa!

Il problema è che troppe micro e piccole imprese sono talmente immerse nell’operatività quotidiana che la parola “strategia” appare come un lusso lontano. Si lavora tanto, sempre. Si risponde alle urgenze, si rincorre il cliente, la scadenza, il fornitore, il problema tecnico, lo Stato... e così si finisce per non avere mai tempo per fermarsi e organizzare davvero il proprio lavoro. Ma il tempo, di nuovo, non si moltiplica, si può solo gestire meglio.

È qui che entra in gioco la delega. Solo chi delega può scegliere dove investire le proprie energie. E chi lo fa bene scopre qualcosa di sorprendente: che le cose iniziano a funzionare da sole, che il team si attiva, che la fiducia cresce, che i clienti percepiscono un’organizzazione diversa E che, quasi senza accorgersene, l’azienda inizia a scalare. Non con grandi salti, ma con piccoli passi quotidiani.

Un altro aspetto spesso sottovalutato riguarda l’ambiente di lavoro. Delegare responsabilità significa anche creare un clima di collaborazione e autonomia, far sentire ogni persona parte attiva del progetto. In un ambiente sano, le persone danno di più, stanno meglio, si attivano spontaneamente. Ed è qui che accade la magia: il benessere interno si traduce in miglior servizio al cliente, più efficienza, più risultati e più fatturato! Un ciclo virtuoso che parte da un gesto tanto semplice quanto potente: affidarsi.

Come consulente organizzativo, questa trasformazione la osservo ogni giorno. Quando un imprenditore inizia a delegare, tutto cambia. I flussi si liberano, le energie si redistribuiscono e soprattutto, il titolare riscopre uno spazio mentale per pensare, per innovare e per crescere. E i numeri, non a caso, migliorano.

Forse allora la delega non è solo un atto tecnico o manageriale. Forse è un atto di fiducia, e prima ancora un atto di consapevolezza, che non si può fare tutto, che nessuno è infallibile e che il tempo ha un valore altissimo, soprattutto quando è condiviso bene.

John C. Maxwell, noto autore di leadership, afferma: 
“If you want to do a few small things right, do them yourself. If you want to do great things and make a big impact, learn to delegate.”

La traduzione è limpida: "Se vuoi fare poche cose bene, falle da solo. Se vuoi fare grandi cose e lasciare il segno, impara a delegare."

Un messaggio chiaro, potente. E forse, proprio in questo semplice passaggio da fare a far fare, risiede la chiave di volta per trasformare tanti piccoli studi e imprese in realtà più solide, più libere, più sostenibili.


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Roberto Giarratana Consulente Organizzativo
Roberto Giarratana

Consulente organizzativo & CRM expert
Creatore del Metodo IOP© 


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